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Lo specialista in horror di Hollywood,
Balderston avrebbe collaborato a film
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quali Amore folle, La figlia di Dracula
e I vampiri di Praga.
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Educato da quacchero,
nelle sue storie Balderston compensava
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la cupa brutalità
con un cupo moralismo religioso.
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Nel giugno e luglio del 1934, scrisse
una sceneggiatura ben fatta ma piatta,
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priva di mordente.
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Il taglio narrativo c'era,
ma mancava la scintilla.
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La Lanchester è indicata come interprete
di Mary Shelley e della moglie.
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L'anima del film arrivò con William
Hurlbut nel novembre del 1934.
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Nato nell'lllinois nel 1886, Hurlbut
era stato drammaturgo per 30 anni.
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Giunse alla Universal
come autore di dialoghi,
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in film come The Cat Creeps,
con l'avvento del sonoro.
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Ex illustratore con esperienza
di teatro e scapolo convinto,
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Hurlbut aveva molto
in comune con Whale.
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Whale voleva fare un film spiritoso,
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e trovava esilarante
l'idea di un mostro femmina.
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Scelse il titolo
"La moglie di Frankenstein".
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Con Hurlbut, Whale rielaborò
la storia con dei tocchi comici.
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Nacquero il dottor Pretorius,
le creaturine, Minnie e il borgomastro.
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La pietà di Balderston era discutibile.
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Nel suo finale, il mostro
uccide per gelosia Henry e la moglie.
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In una scena svenevole,
un prete, padre Gerard,
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convince il mostro ad accettare Dio,
e gli dà prova del proprio amore
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uccidendo il povero infelice
con un fulmine. Deus ex machina.
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Con Hurlbut, Whale sviluppò
il tema spirituale
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in qualcosa di significativo e speciale.
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A un nuovo mondo di dei e di mostri.
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Una battuta e una messinscena perfette:
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Il gin in una storta da chimico,
l'autocelebrazione di una scienza ubriaca.