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"Questo, è il più bel
giocattolo che esista.
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"È qui, il segreto della felicità."
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A sentirla, nessuno
penserebbe che è un comico.
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Comincio a rendermene conto.
Per questo non trovo lavoro.
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Perché?
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Perché non hanno fantasia
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o perché invecchio,
e pensano che sia finito.
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No!
Mai, se parla come ora!
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Forse bevevo troppo.
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Di solito, c'è una ragione.
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L'infelicità, suppongo.
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No, a quella sono abituato.
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Era qualcosa di più complesso.
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Invecchiando,
si vuol vivere più intensamente,
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si è pervasi da un senso di triste
dignità, e per un comico è fatale.
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Il mio lavoro ne ha patito.
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Perdevo il contatto con il pubblico.
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E così ho cominciato a bere.
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Dovevo bere prima di recitare.
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Altrimenti non ero divertente.
E più bevevo...
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Divenne un circolo vizioso.
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E allora?
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Un attacco di cuore. Quasi mortale.
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E beve ancora?
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A volte... se penso a certe cose.
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Le cose storte, immagino.
Come fa lei.
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Comunque, cosa vuole per colazione?
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Che triste mestiere,
dover essere buffo!
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È molto triste quando non ridono.
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Ma che emozione quando ridono...
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quando guardi giù e li vedi ridere
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e senti il mormorio che aumenta
e sale verso di te.
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Ma parliamo di cose più allegre.
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Voglio dimenticare il pubblico.
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Non credo: Lo ama troppo.
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Forse lo amo, ma non lo ammiro.
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Io credo di sì.
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Gli individui, sì.
Ognuno ha qualcosa di grande.