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Si chinava su di lui, tirava
su la spugna grondante e la gettava via.
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Era una scena di grande effetto.
Si sentiva il rombo dei tuoni
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e si vedeva il bagliore dei lampi,
poi calava il sipario.
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Le tecniche teatrali, soprattutto
quelle del teatro espressionista,
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influenzarono i primi film dell'orrore
prodotti in Europa negli anni '20.
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Da un punto di vista scenografico,
il cinema espressionista tedesco
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era contraddistinto
da un abile gioco di luci e ombre.
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Lo stile hollywoodiano si basò
a lungo su una luce piatta
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che aveva lo scopo
di mostrare tutto al pubblico.
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Quando i registi di Hollywood
videro i film tedeschi per la prima volta
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rimasero sorpresi
dalla loro atmosfera particolare,
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e quella tecnica fu poi adottata nei film
dell'orrore, soprattutto alla Universal.
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Carl Laemmle,
il suo fondatore, era nato in Germania
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e aveva importato
il talento europeo alla Universal City.
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Fu suo figlio a sviluppare un grande
interesse per i soggetti dell'orrore,
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con iniziale disapprovazione del padre.
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Ma il successo di Dracula bastò
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a procurare al giovane Laemmle
via libera in questo campo.
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Frankenstein, un altro classico,
fu la scelta successiva più ovvia.
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Il film doveva essere diretto da Robert
Florey e interpretato da Bela Lugosi.
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Lugosi era un attore famoso
e aveva appena girato Dracula,
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quindi era il candidato
naturale per la parte.
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E Florey affermò che buona parte
del soggetto, se non tutto, era idea sua.
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Florey era franco-americano.
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Cresciuto in Francia,
negli anni '20 aveva iniziato a girare
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brevi film sperimentali
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fortemente influenzati
dall'espressionismo tedesco.
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Ne II gabinetto del dottor Caligari,
Krauss e Veidt erano i protagonisti
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di una storia di follia,
omicidio e controllo della mente.
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Era uno dei film espressionisti
preferiti di Florey
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e un modello
per il suo progetto di Frankenstein.