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- So del patto.
- Infranse quel patto...
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...quando portó lei, non me,
per scrivere il suo poema.
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Anche quando ero con lui,
a volte aveva paura.
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Ma io sapevo di cosa.
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Allungavo la mano sul tavolo
e toccavo le sue mani.
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Senza parlare,
gli toccavo solo le mani.
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Poi, di mattina, continuava
il poema d'estate...
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...finché non era finito.
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- Non potevo aiutarlo.
- Certo che no, era mio.
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Io sapevo aiutarlo.
Tu non potevi.
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- Ci ho provato.
- Io lo costringevo.
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Va bene, ho fallito.
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Lo seppi quando arrivammo
a Cabeza de Lobo...
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...dove rinunció
a scrivere il suo poema.
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- Perché spezzó...
- Sì, qualcosa si spezzó.
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- Le perle che le vecchie mamme...
- Vecchie?
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...usano per trattenere i figli!
- Sì, dalla morte.
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No! Trattenerli dalla vita!
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Tu eri la sconosciuta,
la distruttrice.
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- Noi eravamo la vita.
- Vi cibavate di vita.
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Tutti e due. Prendevate!
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Le persone erano oggetti per i vostri
desideri. Questo vi insegnavate.
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- Eravate superiori ai mortali.
- Non avevamo bisogno di nessun altro.
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Sebastian aveva bisogno di te
finché gli eri utile.
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- Utile?
- Intendo giovane, attraente.
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Vaneggia e mente.
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- La lasció a casa perché lei...
- Tu me lo rubasti!
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Aveva perso il suo fascino!
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Che c'entra il fascino
tra un figlio e sua madre?
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- Non potete frenare queste menzogne?
- Sì! Tagliandomi il cervello.
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Questo è stato uno sbaglio.
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Lo sbaglio fu andare
con Sebastian.
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- Quando la lasció, le venne un ictus.
- Non un ictus!
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Un attacco isterico.
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Sebastian la lasció
come un vecchio giocattolo.
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E portó me come un nuovo
giocattolo. Nel suo ultimo viaggio.
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- Menzogne.
- Vede, dottore, eravamo...
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- Eravamo richiami.
- Richiami?
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Per Sebastian. Ci usava come esche!