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Non era destino.
La mia piccola Dora.
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Pensavamo che entro pochi giorni
l'avremmo vista correre qua e là...
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ma ci dissero di aspettare ancora
qualche giorno, e poi ancora...
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eppure continuava a non correre
e neanche a camminare.
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Iniziai a portarla di sotto in braccio
ogni mattina, e di sopra ogni sera...
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ma a volte, quando la portavo su,
la sentivo più leggera tra le braccia.
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Mi coglieva una sensazione
di vuoto mortale...
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come se mi stessi avvicinando ad una
regione gelata ancora invisibile...
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che mi rendeva insensibile.
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Evitavo di riconoscere
questa sensazione con un nome...
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o di soffermarmici a riflettere...
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fino ad una certa notte, quando
la sensazione era molto forte...
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e la mia mano l'aveva lasciata col
consueto: 'Addio, piccolo bocciolo'.
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Mi sedetti alla scrivania da solo
e cercai di pensare...
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a come fosse fatale
quel nomignolo...
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e a come il bocciolo
si fosse avvizzito senza sbocciare...
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rimanendo sul ramo."
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Lo sapevo che sarebbe successo.
L'ho sempre detto.
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La vita non è come i romanzi.
Romanzi e lacrime, romanzi e suicidi.
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I romanzi sono perversi!
Sei un uomo crudele, Montag.
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Tutte quelle parole, parole idiote.
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Parole cattive che feriscono.
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Non ci sono già abbastanza problemi?
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Perché turbare le persone
con certe porcherie?
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- Povera Doris.
- Ciao. Ci stavamo divertendo tanto.
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Che peccato.
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Non lo so. Quei sentimenti...
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Avevo dimenticato quelle cose.
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Mi dispiace, Doris.
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Non torneranno.
Sarò tutta sola.
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Non sarò più popolare.
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Non mi useranno più nella famiglia.
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- E tu hai fatto piangere Doris!
- Piange perché è vero.
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E adesso cosa farai?
Non hai fatto abbastanza danni?
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Lasciami stare.
Ho da leggere, molto da leggere.
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Cosa c'è?
Non stai bene?
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Non è niente. Devo leggere.
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Devo recuperare
i ricordi del passato.