King Lear
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Se domanda di me,
sto poco bene, e sono andato a letto.

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A costo di rimetterci la vita,
come m'han minacciato,

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il mio signor re dev'esser soccorso.
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Sii prudente, però, ti raccomando.
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Che cosa eri tu?
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Un servitore,
orgoglioso di cuore e di cervello;

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coi capelli arricciati,
guanti della mia bella sul cappello;

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sempre pronto a servir le sue lascivie
e a far con essa l'atto della tenebra;

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sputavo giuramenti a tutte l'ore
più che parole,

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e li rompevo tutti
alla faccia del compiacente cielo.

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Sognavo atti di libidine
e mi svegliavo pronto a consumarli.

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Amavo il vino, svisceratamente;
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e avevo più amanti donne d'un turco.
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Falso di cuore, leggero d'orecchio,
sanguinario di mano,

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porco all'ozio, volpe al rubare,
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lupo al divorare, cane alla rabbia,
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leone alla preda.
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Non far servo il tuo cuore d'una donna
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sol per lo scricchiolar dei suoi scarpini
o il frusciar d'una sua veste di seta.

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E poi sfida il demonio.
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E soffia il vento gelido sui rovi.
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Eh, tu staresti meglio nella tomba
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che a contrastar così, a corpo nudo,
la scatenata violenza del cielo.

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È nient'altro che questo,
dunque, l'uomo?

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Consideriamolo bene un momento.
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Tu non sei debitore
di seta al baco, di pelle alla bestia,

1:15:59
né di lana alla pecora,
né di essenza odorosa allo zibetto.


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