The Bonfire of the Vanities
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Fino a ieri
ero un rispettato ebreo progressista.

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Dieci minuti di notiziario come questo e
sono diventato uno sporco razzista ebreo.

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Agli italiani farà piacere.
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Anche agli irlandesi.
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E pure ai bianchi protestanti.
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Adorano questa merda.
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Ci provano gusto a ridere di me.
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Tutti quei ricchi figli di puttana.
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Pensano ancora di possedere questa città.
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Se ne stanno comodi nei loro club
a Park Avenue e a Fifth Avenue.

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Soffitti altissimi.
Ali riservate a loro e alla servitù.

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Pensano che i soldi li proteggano.
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Brutti figli di puttana!
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Accenderei un fuoco sotto quei culi bianchi
per fargli sentire cosa vuol dire.

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Così che il terzo mondo veda il fumo
e venga a rincorrerli.

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Fargli capire com'è quando i portoricani,
gli indiani, i cubani, i coreani...

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albanesi, filippini, neri da ogni sobborgo...
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Il futuro sa come attraversare un ponte!
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Riderete.
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Va bene, ecco cosa faremo:
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gireremo la frittata,
se diventerà pericolosa.

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Dimostreremo a questi neri bastardi...
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Scusa l'espressione.
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Dimostreremo a questi negri
quanto questa amministrazione li ami.

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Costi quel che costi.
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Non sono uno sporco razzista ebreo.
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A novembre...
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mi vedranno come...
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il primo procuratore dei neri del Bronx.
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Mi supplicheranno di diventare sindaco.
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Sfonderemo alle elezioni.
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Questo è sicuro!
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Ecco cosa faremo!
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Anche se volesse dire fottere
ogni bianco dall'Albania a Park Avenue.


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