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Venite, signora. Avete perso
il cuore del signore Benedetto.
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Non c'è dubbio, mio signore.
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Me l'ha prestato per un po',
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e per questo, io gli ho restituito
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un cuore doppio al posto del suo.
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Una volta,
l'ha rivinto barando ai dadi.
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Perciò posso affermare di averlo perso.
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Lo avete battuto.
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Non voglio che lui faccia lo stesso
con me, mio signore,
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per timore di diventare
la madre degli stolti.
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Ho portato il conte Claudio,
come mi avevate chiesto.
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- Perché quella faccia triste?
- Non triste, mio signore.
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- Cosa allora? Sei malato?
- No, signore.
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Il conte non è triste, né malato,
né felice, né in salute,
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ma giallo, come un agrume,
un colorito adatto alla gelosia.
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Credo che abbiate ragione,
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ma se è vero,
posso assicurare che si sbaglia.
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Vieni, Claudio.
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Ho corteggiato per tuo conto...
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..e la dolce Ero è stata vinta.
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Ne ho parlato con il padre
e lui ha dato il suo consenso.
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Scegli il giorno delle nozze,
e che Dio ti dia gioia!
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Conte, prendete mia figlia
e con lei tutte le mie fortune.
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Sua grazia ha combinato le nozze,
che saranno benedette.
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Parlate, conte.
È la vostra battuta.
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Il silenzio è il miglior foriero di gioia.
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Sarebbe una felicità di poco conto
se potessi descriverla.
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Signora, se voi siete mia...
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..io sono vostro.