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Miles Davis. Proprio così.
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- In carne ed ossa?
- Proprio lui.
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Qui, attraverso quella porta,
il più grande musicista del mondo.
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Accidenti.
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Era stato in sala di registrazione
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alla Columbia, sulla Vine.
Così Miles entra da quella porta.
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E in un attimo è già sul palco
a suonare con gli altri.
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- Deve essere stato...
- Oh, faceva paura.
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Era così concentrato.
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E poi metteva soggezione.
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Lo sanno tutti che non si può
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arrivare e parlare così a Miles Davis.
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Poteva sembrare rilassato
ma era così concentrato.
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C'era questa giovane coppia
e il tipo cercò di stringergli la mano.
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E disse: "Salve, mi chiamo..."
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Miles rispose: "Togliti dalle palle,
brutto figlio di puttana.
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E porta via anche la tua troia".
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Sai una cosa? Quello...
Quello era Miles, amico.
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Era così quando era concentrato
sulla sua musica. Feroce.
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Sei mai riuscito a parlargli?
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- Ho fatto di meglio.
- No.
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- Ho suonato per 20 minuti.
- Incredibile.
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- E com'è andata?
- Come sono andato?
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Beh, sei sicuramente una merda
quando suoni con Miles Davis.
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Ma mi sopportò.
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- Che cosa disse?
- Disse una sola parola: "Cool".
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- "Cool"?
- Sì.
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- E basta?
- Sì.
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Voleva dire: "Bravo,
ma non sei ancora pronto".
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Voleva dire:
"Cercami quando sarai pronto".
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- E lo hai fatto?
- No.
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Mi persi dietro ad altre cose.
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E quando tornai alla musica,
il mio momento era ormai passato.
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Sai, sono nato nel 1945,
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ma quella sera è stato il momento
del mio concepimento.
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- Proprio qui, in questa stanza.
- Non c'è più nessuno.
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Beh, il jazz non attira più
tanta gente come una volta.
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Che bella storia.
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La racconterò a quelli
di Culiacán e di Cartagena.