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Un giorno le riprese durarono
quasi 24 ore. Fu un vero tormento.
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Con addosso
tutto quel trucco e in esterni.
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Iniziarono con la scena
in cui getta la bambina in acqua,
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poi passarono immediatamente
alla scena successiva.
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Non fu certo una passeggiata per Boris.
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La parte più difficile fu quando mio padre
dovette portare Clive sulle spalle
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ripetutamente in cima alla collina
finché il regista non fu soddisfatto.
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In seguito subì tre operazioni
chirurgiche alla schiena.
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Per il resto della vita
soffrì per i danni fisici
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causati delle enormi difficoltà
affrontate nel girare questo film.
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Il designer Herman Rosse ideò
un look futuristico per Frankenstein,
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ma grazie al direttore artistico,
Charles Hall, e al regista
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il film finì per avere una forte
atmosfera gotica, con angoli e ombre
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consone all'iniziale
visione espressionista di Robert Florey.
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L'idea del mulino in fiamme fu di Florey,
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il quale voleva che
il laboratorio si trovasse nel mulino.
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Il progetto di preproduzione
del mostro di Hall e Rosse
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fu scartato dal regista,
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che era a sua volta
un esperto scenografo.
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Era molto meticoloso riguardo
alle luci e alla posizione delle cineprese,
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e a come l'inquadratura
andasse riempita fino in cima.
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Si nota un'incredibile verticalità
nel progetto dei suoi set.
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Da un punto di vista emotivo,
il film raggiunge il culmine
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quando il mostro vede
il sole per la prima volta
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e alza le mani cercando di toccarlo.
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Così ci si chiede per se caso
l'intera verticalità del film
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non sia stata ideata da Whale
proprio per culminare in questa scena.
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Il laboratorio fu creato
da Kenneth Strickfaden, un inventore
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che lasciò il segno nei laboratori
degli scienziati pazzi del cinema.
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Le macchine originali furono usate come
materiale scenografico fino agli anni '70.