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Ma ben presto questo attore versatile
finì per interpretare solo ruoli esasperati.
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Credo che i personaggi esagerati
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che interpretò al cinema
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fossero il risultato
del suo lavoro a Broadway,
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dove un attore, recitando,
deve essere molto più che se stesso.
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In palcoscenico devi esagerare.
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In un modo o nell'altro si tratta
sempre di personaggi insoliti o folli,
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ma comunque sempre
diversi l'uno dall'altro.
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La prima volta che vidi un suo film,
mio padre osservò la mia reazione.
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Allora avevo solo sei anni.
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In seguito mia madre mi raccontò
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che tornati a casa
me ne andai a letto senza fare storie.
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Mio padre era veramente seccato
dal fatto che non mi fossi spaventato.
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I bambini sembravano
identificarsi con quella creatura
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e probabilmente capivano il messaggio
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che mio padre cercava
di trasmettere con la sua interpretazione,
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e cioè che il mostro, o la creatura,
come lui preferiva chiamarla,
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era la vittima e non il colpevole.
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Lui sosteneva che i bambini
lo percepivano istintivamente.
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E non avevano paura
di lui o della creatura.
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Il mostro di Frankenstein
è totalmente innocente.
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È come un adolescente.
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Si trova in un mondo che non è opera sua
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e non riesce a capirne le regole.
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E come molti adolescenti,
è goffo e impacciato.
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Perciò era normale
che i bambini di tutto il mondo
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si identificassero con il mostro,
specialmente con quello di Karloff,
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perché ne percepivano
l'innocenza e il pathos.
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Si rendevano conto
che il mostro era un bambino come loro.
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Il pubblico confonde spesso
il nome di Frankenstein
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con quello della sua creazione,
e forse per delle buone ragioni.
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Secondo lo storico
cinematografico, Paul Jensen,