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Hai poco sale in zucca
per aver tolto la corona d'oro.
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Prendi per il tuo matto,
un maestro che gl'insegni a mentire.
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Mi piacerebbe tanto d'impararlo.
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Se menti, guai a te, ti farò frustare.
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Cos'hanno preso da te le tue figlie?
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Frustano se dico il vero o se mento,
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e a volte mi si frusta perché taccio.
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Vorrei essere tutto, fuorché un matto;
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non vorrei certo esser te;
hai perso ambo i lati del tuo cervello
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e in mezzo non c'è nulla.
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Zitto, ohibò! Chi nemmeno
una crosta si serbò,
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di tutto stanco, poi ne v orrà un po'.
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Da quand'in qua sei pieno di strambotti?
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Da quand'hai fatto delle figlie mamme;
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gli hai dato lo scudiscio,
calandoti le braghe.
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Piansero quelle d'improvvisa gioia,
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E io presi a cantare la tristezza,
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Di tanto re che gioca a nascondino
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Per ridursi a finir matto tra i matti.
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Attento a te, se non sai sorridere
alla parte da dove spira il vento,
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presto ti buscherai un raffreddore.
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Sì, sì, terrò la lingua sotto freno;
la vostra faccia, vedo, me l'impone.
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Ebbene, mia figliola!
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Da un po' di tempo ti vedo accigliata.
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Questo matto, a cui tutto è lecito,
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ma altri del volgar vostro seguito
litigano e si lamentano sempre,
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e s'abbandonano a risse indegne
ed intollerabili.
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Credevo che, informandovi di questo,
avrei trovato in voi soddisfazione,
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ma mi viene il timore,
per quel che avete testé fatto e detto,
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che proteggiate un tal comportamento,
o che lo incoraggiate addirittura;
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perché, se così fosse,
non resterebbe senza punizione
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tale colpa, e senza alcun rinvio.
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Lo sai com'è, zietto,
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tant'il passero ha nutrito il cuculo,
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che i cuculetti se lo son mangiato.
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Fu così che si spense la candela,
e noi restammo al buio.
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Tu saresti mia figlia?
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Vorrei che usaste la vostra saggezza
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di cui vi so provvisto,
e rinunziaste a queste esibizioni