King Lear
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se s'osserva l'obbedienza dei figli,
anche nel vostr'ambito,

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se anche voi siete vecchi,
fate vostra la causa della mia:

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Scendete a sostenerla.
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Non ti vergogni, tu,
di guardare soltanto la mia barba?

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Regana, e tu le stringerai la mano?
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E perché no? Che male avrò fatto?
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Non tutto è male quel che un dissennato
e demente senile chiama così.

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Cuor mio, troppo forte, ancor ce la fai?
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- Chi ha inceppato il mio servo?
- Io, signore.

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Voi, siete stato?
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Vi prego, padre mio,
siete debole, abbiatene contezza.

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Se tornerete a stare con mia sorella
fino alla fine del mese fissato,

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congedando metà del vostro seguito,
poi verrete da me.

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Or son lungi da casa e senza mezzi
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per provveder alla vostra assistenza.
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Ritornare con lei,
e congedar cinquanta dei miei uomini?

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No! Piuttosto rinuncio ad ogni tetto,
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per andar ramingo e solitario,
ed affrontare l'inclemenza dell'aria,

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e ad avere compagni il lupo e il gufo.
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- Che cosa ti fa far la necessità!
- A vostra buona scelta, mio signore.

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Ti prego, figlia, non farmi impazzire.
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Ti toglierò il disturbo, figlia.
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Addio.
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Non ci rincontreremo più, per sempre.
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Eppure tu sei pur sempre mia carne,
mio sangue, sei mia figlia;

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o meglio, no, tu sei una cancrena
che devo riconoscer cosa mia;


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